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La raccolta fondi nel settore sportivo dilettantistico: inquadramento giuridico e vincoli fiscali

La raccolta fondi nel settore sportivo dilettantistico: inquadramento giuridico e vincoli fiscali

Nel contesto degli enti sportivi dilettantistici, la raccolta fondi rappresenta uno strumento fondamentale per sostenere le attività istituzionali. ASD e SSD, operando in un settore spesso caratterizzato da risorse limitate, ricorrono con sempre maggiore frequenza a iniziative mirate per reperire fondi, garantendo al contempo la sostenibilità economica delle proprie attività.

Tuttavia, l’attività di raccolta fondi non è esente da vincoli: il rispetto dei limiti statutari, delle norme fiscali e delle regole di trasparenza è essenziale per evitare il disconoscimento della qualifica di ente non commerciale e la perdita delle agevolazioni previste. Inoltre, la raccolta fondi può rappresentare anche un’importante occasione di coinvolgimento della comunità territoriale e dei tesserati, contribuendo a rafforzare il senso di appartenenza e la coesione interna dell’ente. Per tale motivo, non deve essere considerata un’attività meramente accessoria, ma un mezzo essenziale di sostegno e di promozione del progetto sportivo e sociale sottostante.

Inquadramento giuridico

La raccolta fondi può essere definita come un’attività posta in essere da enti senza scopo di lucro al fine di ottenere risorse economiche per il finanziamento delle proprie attività istituzionali. Dal punto di vista civilistico, tale attività deve essere espressamente prevista nello statuto, rientrando tra le attività accessorie o strumentali rispetto all’oggetto principale. Nel caso delle ASD e SSD, lo statuto – redatto in conformità all’art. 90 della L. 289/2002 e alle disposizioni del D.Lgs. 36/2021 – deve contenere clausole che consentano la raccolta fondi, specificando che le somme raccolte saranno impiegate esclusivamente per il perseguimento degli scopi sociali. Inoltre, è buona prassi che lo statuto disciplini anche le modalità con cui tali raccolte si svolgono, indicando ad esempio la possibilità di organizzare eventi pubblici, vendite occasionali, o collaborazioni con sponsor e soggetti terzi.

Regime fiscale applicabile

Dal punto di vista tributario, le raccolte fondi pongono problemi di qualificazione, in particolare per quanto riguarda la distinzione tra attività commerciale e istituzionale. Ai sensi dell’art. 143, comma 3, lett. a), TUIR, non concorrono alla formazione del reddito imponibile degli enti non commerciali “i fondi pervenuti a seguito di raccolte pubbliche effettuate occasionalmente”, in concomitanza con celebrazioni, ricorrenze o campagne di sensibilizzazione, a patto che il ricavato venga documentato e impiegato per finalità istituzionali. La decommercializzazione, quindi, è subordinata a condizioni precise:

  • occasionalità dell’iniziativa;
  • assenza di organizzazione stabile;
  • destinazione delle somme raccolte agli scopi istituzionali;
  • obbligo di redazione di apposito rendiconto (entrate/uscite).

Forme di raccolta fondi praticabili

Le principali modalità di raccolta fondi praticabili dalle ASD e SSD sono:

  • I. Erogazioni liberali Contributi volontari effettuati da soggetti terzi a sostegno dell’ente. Possono godere di benefici fiscali in capo al donatore se tracciabili.
  • II. Sponsorizzazioni Rientrano tra le attività commerciali e richiedono l’emissione di fattura con IVA. Se l’ente aderisce al regime 398/1991, può godere di un regime forfetario vantaggioso.
  • III. Donazioni in natura Donazioni di beni materiali (attrezzature, divise) fiscalmente neutre per l’ente, ma con possibili obblighi per il donatore.
  • IV. Vendita di beni durante eventi sportivi Consentite se occasionali e documentate. Possono essere fiscalmente neutre se rientrano nell’ambito di raccolta pubblica ex art. 143, TUIR.
  • V. Crowdfunding e piattaforme digitali Da distinguere tra raccolte con finalità liberali e raccolte con contropartita, che possono configurare attività commerciali.
  • VI. Raccolte pubbliche occasionali ex art. 143, comma 3, TUIR La Circolare 18/E/2018 (par. 3.6) richiede per la decommercializzazione: coincidenza con celebrazioni o ricorrenze; occasionalità; rendiconto; beni di modico valore.

Trattamento fiscale delle raccolte fondi: focus su IVA e IRES

  • Le erogazioni liberali e le donazioni sono escluse da IVA e IRES, se tracciate e documentate.
  • Le sponsorizzazioni sono soggette a entrambi i tributi. Con il regime 398/1991, IVA su base ridotta e IRES forfetaria al 3% del lordo.
  • Le vendite occasionali non sempre beneficiano della decommercializzazione e possono generare obblighi IVA e IRES.

La corretta classificazione è essenziale per garantire la continuità delle agevolazioni fiscali.

4-bis. Ulteriore agevolazione ex art. 25, comma 2, L. 133/1999 e distinzione tra enti non commerciali e commerciali

Oltre alla disciplina generale delle raccolte fondi, si segnala la previsione agevolativa di cui all’art. 25, comma 2, L. 133/1999, applicabile ad ASD e SSD che optano per il regime 398/1991. Non concorrono alla formazione del reddito imponibile:

  • i proventi derivanti da attività commerciali connesse agli scopi istituzionali;
  • i proventi da raccolte pubbliche ex art. 143, comma 3, TUIR;

purché non si superino due eventi annuali e la soglia di € 51.645,69 complessivi. L’agevolazione vale solo ai fini IRES. Ai fini IVA, tali attività restano rilevanti, specie per le SSD che sono giuridicamente enti commerciali. Anche per le ASD, l’opzione per il regime 398 comporta soggettività passiva IVA. Ai fini del beneficio fiscale è obbligatorio redigere e conservare, entro quattro mesi dalla chiusura dell’esercizio, appositi rendiconti separati e illustrativi per ciascun evento.

Abrogazione dal 2026

Si segnala tuttavia che, a decorrere dal 1° gennaio 2026, l’agevolazione di cui all’art. 25, comma 2, della legge n. 133/1999 è stata abrogata ai sensi dell’art. 5, comma 1, lett. b), del D.Lgs. 120/2023. Conseguentemente, a partire da tale data, non sarà più possibile escludere da imposizione IRES i proventi derivanti da attività commerciali connesse e da raccolte pubbliche di fondi nei limiti e alle condizioni previste dalla norma, anche in presenza di opzione per il regime 398/1991. Resta fermo, in ogni caso, il generale obbligo di fatturazione e di corretta qualificazione delle operazioni ai fini IVA, in base alla natura dell’ente e al tipo di attività svolta.

Rischi fiscali e profili sanzionatori

In caso di irregolarità:

  • possibile riqualificazione dell’attività come commerciale;
  • recupero d’imposta (IRES, IVA, IRAP);
  • perdita della qualifica di ente non commerciale;
  • sanzioni per omessa fatturazione;
  • esclusione dal RASD. Documentazione, correttezza formale e coerenza statutaria sono requisiti imprescindibili.

Raccolta fondi e contabilità: le best practices

Per assicurare trasparenza e conformità:

  • separare contabilmente i proventi istituzionali e commerciali;
  • usare strumenti tracciabili;
  • predisporre schede evento;
  • documentare le spese;
  • redigere un rendiconto annuale specifico per la raccolta fondi, anche se non obbligatorio.

Conclusioni

La raccolta fondi è una risorsa essenziale per ASD e SSD, ma richiede attenzione e rigore. La corretta applicazione delle normative fiscali e civilistiche, unita a una gestione trasparente e documentata, costituisce la base per garantire la legittimità dell’operato e la sostenibilità dell’ente sportivo dilettantistico nel tempo. In prospettiva futura, anche alla luce dell’abrogazione di alcune agevolazioni fiscali e della crescente attenzione degli organi di controllo, sarà necessario un continuo aggiornamento delle pratiche operative e un rafforzamento delle competenze interne, affinché le raccolte fondi possano mantenere un ruolo virtuoso e conforme agli obiettivi dell’ente.

Dott. Fabio Vincitorio

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